
Prendo a giustificazione la scelta del governo italiano (che scusa!),per proporre una lettura e una riflessione ( che parolona, me l'ha consigliata la tortuga) su alcuni stralci di un libro di ivan illich – disoccupazione creativa -
naturalmente il tutto diviso in non meno di quattro volte, non abbiate timore... buona lettura
Disoccupazione creativa
Ivan Illich
Il vocablo crisi indica oggi il momento in cui medici, diplomatici, banchieri e tecnici sociali di vario genere prendono il soppravento e vengono sospese le libertà.[...] Crisi parola greca che in tutte le lingue moderne ha voluto dire “scelta” o “punto di svolta”, ora sta a significare: “guidatore, dacci dentro! ”. Evoca cioè una minaccia sinistra, ma contenibile mediante un sovrappiù di denaro, di manodopera e di tecnica gestionale. Le cure intensive per i moribondi, la tutela burocratica per le vittime della discriminazione, la fissazione nucleare per i divoratori di energia sono, a questo riguardo, risposte tipiche.
Così intesa, la crisi ritorna sempre a vantaggio degli amministratori e dei commisari e specialmente di quei recuperatori che si mantengono con i sottoprodotti della crescita di ieri: gli educatori che campano sull'alienazione della società, i medici che prosperano grazie ai tipi di lavoro e di tempo libero che hanno distrutto la salute, i politici che ingrassano sulla distrubuzione di un' assistenza finanziata in primo luogo dagli stessi assistiti.[...] Ma “crisi” non ha necessariamente questo significato. Non comporta necessariamente una corsa precipitosa verso l'esclation del controllo. Può invece indicare l'attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente all'improviso si rende conto delle gabbie nelle quali è rinchiusa e della possibilità di vivere in maniera diversa.[...]
In pochi decenni il mondo si è amalgamato. Le reazioni degli uomini agli eventi quotidiani si sono standardizzate.[...] Il gesto del braccio verso l'interrutore accanto alla porta ha soppiantato le decine di modi in cui si accendevano un tempo fuochi, candele e lanterne. In dieci anni il numero degli utenti di interrutori si è triplicato; sciasquone e carta igienica sono diventati condizioni essenziali per poter andare di corpo. Per un numero sempre maggiore di persone l'illuminazione non fornita da reti ad alto voltaggio e l'igiene senza cara velina significano povertà. Aumentano le aspettative, mentre declinano rapidamente la fiducia speranzosa nelle proprie capacità e l'interesse per gli altri. [..]
I suoni prodotti degli autori e degli annunciatori di testi programmati stravolgono di giorno in giorno le parole della lingua viva facendone tanti blocchi di frasario per messagi prefabbricati (la neolingua? Ndt). Oggi solo chi è tagliato fuori dal mondo oppure l'anticonformista ricco e ben protetto può far giocare in um ambiente dov'essi sentano parlare persone anzichè divi, annunciatori o istruttori. In ogni parte del mondo si vede dilagare quella disciplinata acquiscenza che caraterizza lo spettatore, il paziente e il cliente.[...]
In tutte le società lo sviluppo ha avuto il medesimo effetto: ognuno si è trovato irretito in una nuova trama di dipendenza nei confronti di prodotti sfornati dal medesimo tipo di macchine: fabbriche, cliniche, studi televisivi, istituti di ricerca. Per appagare questa dipendenza bisogna continuare a produrre le stesse cose in quantità maggiori: beni standardizzati , concepiti e realizzati a uso di un futuro consumatore già addestrato dall'agente del produttore ad aver bisogno di ciò che gli si viene offerto.[...]
Culture differenti diventano così scialbi residui di azione tradizionali, relitti sbiaditi in un unico deserto di dimensioni planetarie[..] Sulle rive della Senna come su quelle del Niger, le donne hanno disimparato ad allattare, perchè ora quella sostanza bianca la si compra in drogheria[...] Certo un maggior numero di bambini beve oggi latte di mucca; ma tanto nei paesi ricchi quanto in quelli poveri il seno materno si inaridisce.[...] L'attività umana autonoma e creativa, indispensabile a far fiorire l'universo umano, si atrofizza. I tetti di assicelle e di stoppie, di tegole e di ardesia, vengono soppiantati dal calcestruzzo per i pochi, dalla plastica ondulata per i più.[...]
L' attuale società industriale organizza la vita in funzione delle merci. Le nostre società ad alta intensità di mercato misurano il progresso materiale dall'aumento di volume e di varietà delle merci prodotte. E sull'esempio di questo settore, noi misuriamo il progresso sociale nel modo in cui è distribuito l'accesso a tali merci.[...] Indiferente a ogni scambio che non sia contrassegnato da un prezzo monetario, la società industriale ha creato un paesaggio inadatto a persone che non divorino ogni giorno in metalli e carburanti l'equivalente del proprio peso[...]
Il movimento ecologico, influenzato dal sistema, sinora non ha fatto che rafforzare questa tendenza: ha infatti preso a bersaglioi difetti della tecnologia industriale e, nei casi migliori, lo sfruttamento privato della produzione industriale.[...] Ma anche quando si assegni un prezzo alla degradazione dell'ambiente e alle perdite causate dalla nocività o si calcoli il costo della polarizzazione, non si è ancora detto in modo chiaro che la divisione del lavoro, la moltiplicazione delle merci e la dipendenza da esse hanno forzosamente sostituito con confezioni standardizzate quasi tutte le cose che la gente un tempo faceva da sè o fabbricava con le proprie mani.[...]
Tutti i partiti politici esistenti ritengono necessaria una produzione ad alta intensità d'energia, magari con disciplina cinese, senza capire che la società da essa derivante negherà ancora di più alla gente il libero uso dei propri arti. Qui le auto private, là gli autobus pubblici, scacceranno le biciclette dalla strada. Tutti i governi vogliono una forza lavoro produttiva ad alta intensità di occupazione, ma sono restii a riconoscere che gli impieghi possono anche distruggere il valore d'uso del tempo libero. Tutti insistono perchè si arrivi a una definizione professionale, più completa e oggettiva, dei bisogni della gente, ma sono insensibili all'espropiazione della vita che ne consegue.
[...] Nelle società tradizionali come in quelle moderne, in un tempo assai breve è avvenuto un cambiamento importante: sono radicalmente cambiati i mezzi intesi a soddisfare i bisogni. Il motore a fiaccato il muscolo, la scuola ha spento la curiosità individuale fiduciosa delle proprie forze. Di conseguenza, tanto i bisogni quanto i desideri hanno assunto caratteristiche senza precedenti nella storia. Per la prima volta i bisogni coincidono quasi esclusivamente con delle merci. Finchè la maggioranza della gente non disponeva che delle gambe per andare dove voleva, protestava se veniva ostacolatala sua libertà di spostarsi. Ora che dipende invece dai mezzi di trasporto, rivendica non la libertà ma il diritto di divorare chilometri a bordo di un veicolo.[...]
Questa situazione, che è ormai di una rigida interdipendenza tra bisogni e mercato, viene leggitimata appellandosi al giudizio di un èlite di specialisti il cui sapere, per sua stessa natura, non è di dominio comune. Gli economisti tanto di destra quanto di sinistra garantiscono al pubblico che un aumento dei posti di lavoro dipende da una maggior disponibilità di energia; gli educatori lo persaduono che la legge, l'ordine e la produttività dipendono da un maggior grado d'istruzione; i ginecologi assicurano che la qualità della vita infantile dipende dalla loro partecipazione ai parti. Pertanto, finchè non verrà tolta l'immunità a queste èlites che leggitimano il binomio merce-soddisfazione, non sarà possibile contestare efficacemente il quasi universale affermarsi dell'intensità di mercato nelle economie del mondo.
Un buon esempio, a illustrazione di questo, me lo ha dato una donna raccontandomi la nascita del suo terzo figlio[...] Entrata in ospedale, sentendo arrivare il bambino chiamò l'infermiera. Ma questa, anzichè aiutarla, afferrò un panno sterilizzato e si mise a premere la testa del bambino cercando di farlo “rientrare” e intanto ordinava alla madre di smetterla di spingere perchè “ il dottor Levy non è ancora arrivato”.
Continua....
3 commenti:
l'altro giorno mi hai fatto riflettere su quel fatto che mi hai detto di Zapatero, bè non puoi infangare il nome del nostro illustre presidente e cavartela così facilmente, vogliamo i fatti!
Mi scuso immensamente di aver infangato il buon nome del vostro amato presidente....
ecco bravo, vedo che sei una persona ragionevole, un pò estremista, però ragionevole...
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