Riflessione/2


Disoccupazione creativa - Ivan Illich (parte 2)


Poichè il rapido moltiplicarsi dei bisogni attribuiti genera forme di dipendenza sempre nuove e sempre nuove categorie di povertà modernizzata, le odierne società industriali stanno diventando dei conglomerati interdipendenti di clientele, degli insiemi di maggioranze, contrassegnate da stigmate burocratiche. In questa massa i cittadini paralizzati dai mezzi di trasporto, resi insonni dagli orari, avvelenati dalla terapia ormonica, ammutoliti dagli autoparlanti, intossicati dagli alimenti, alcuni costituiscono minoranze organizzate e attive.


Per ora questi gruppi hanno appena cominciato a formarsi e a unirsi per esprimere pubblicamente il loro dissenso; ma soggetivamente sono pronti a chiudere un epoca. Solo che un'epoca non è veramente liquidata se non quando ha avuto un nome. Io propongo di chiamare quest'ultimo quarto di secolo:
l'era delle professioni menomanti. Scelgo questa denominazione perchè è impegnativa per chi la usa. Mette infatti in luce le funzioni antisociali svolte dai fornitori meno contestati: gli educatori, i medici, gli specialisti di assistenza sociale, gli scenziati.


Nello stesso tempo mette sotto accusa la passività dei cittadini che si sono sottomessi come clienti a questa poliedrica schiavitù.[...] Ma non basta smascherare e denunciare i fabbricanti dell'immaginazione sociale e dei valori culturali: definendo l'ultimo venticinquennio l'era della dominazione professionale, si vuole fare qualcosa di più, si vuole proporre una strategia. È necessario infatti andare aldilà di una diversa distrubuzione, fatta dagli esperti, di merci dispendiose, irrazionali e paralizzanti, al di là del marchio di garanzia del professionismo radicale, aldilà della saggezza convenzionale degli odierni “uomini in gamba”.



Questa strategia esige nè più nè meno che lo smascheramento dell' ethos professionale. La credibilità dell'esperto, sia scienziato, terapista o manager, è il tallone d'achille del sistema industriale. E quindi soltanto quelle iniziative civiche e quelle tecnologiche radicali che si oppongano direttamente all'insinuante dominio delle professioni menomanti aprono la via al libero esercizio di competenze non gerarchiche, basate sulla comunità.[...]Il primo passo in questa direzione è un attegiamento scettico e privo di deferenza, da parte del cittadino, nei confronti dello specialista. La ricostruzione della società ha inizio quando i cittadini cominciano a dubitare.



[...] Di un fatto bisogna innanzi tutto rendersi conto: i corpi professionali che presiedono oggi alla creazione, aggiudicazione e soddisfazione dei bisogni costituiscono un nuovo tipo di cartello. Se non si tiene in mente questo fatto, è impossibile aggirare le difese che essi vengono preparando.Già vediamo infatti in nuovo biocrate occultarsi dietro la maschera amabile del medico d'una volta; il comportamento aggressivo del pedocrate viene minimizzata come semplice eccesso di zelo o ingenuità dell'insegnante impegnato; il direttore del personale, equipaggiato con tutto un armamentario psicologico, si camuffa da capoccia vecchio stile. I nuovi specialisti, che di solito provvedono ai bisogni umani che la loro specialità ha creato, tendono ad atteggiarsi ad amanti del prossimo che forniscono una qualche forma di assistenza.[...]



Un commerciante ti vende la merce che ha in magazzino. I membri di una corporazione garantiscono la qualità di ciò che fanno. Certi artigiani confezionano il loro prodotto sulle tue misure o a tuo gusto. I professionisti invece ti dicono di che cosa tu hai bisogno. Si arrogano il potere di prescrivere. Non si limitano a reclamizzare ciò che è buono, ma decretano ciò che è giusto e doveroso.



L'elemento che caratterizza il professionista non è nè il reddito, nè la lunga preparazione, nè la delicatezza dei compiti, nè la stima sociale. Il reddito può essere basso e divorato dalle tasse; la preparazione può essere compressa in poche settimane anzichè richiedere anni; la stima può non essere superiore a quella della professione più antica. Ciò che conta è l'autorità, di cui il professionista è investito, di definire “cliente” una persona, di determinare i bisogni e rilasciarle una prescrizione che le assegna un nuovo ruolo sociale.



[...] Da qualche tempo, inoltre, il potere professionale ha avuto un tale incremento che ormai il madesimo nome sta a indicare due realtà completamente diverse. L'odierno biocrate, per esempio, esercita e sperimenta al riparo di qualunque analisi critica indossando i panni del vecchio medico di famiglia. Il medico girovago divenne il dottore in medicina quando lasciò allo speziale il commercio dei farmaci tenendo per se il potere di prescriverli.



In quel momento, unendo tre ruoli in un'unica persona, acquisì una nuova, triplice forma di autorità: l'autorità sapienzale di chi consiglia e guida; l'autorità morale, che rende non soltanto utile ma doverosa l'accetazione della sua sapienza; e l'autorità carismatica, che consente al medico di invocare un interesse supremo dei suoi clienti.... Questo genere di medico esiste ancora, ma nel sistema sanitario moderno è ormai una sopravvivenza del passato. Molto più frequente, oggi, è un nuovo tipo di tecnico della salute. Le tre forme di autorità che, nell'era liberale, il singolo medico aveva riunito in sè nella cura del paziente, sono ora rivendicate dalla corporazione professionale in nome e al servizio dello stato. L'ente medico si attribuisce ormai una missione sociale.



[...] Non è più il singolo professionista che imputa un “bisogno” al singolo cliente, ma un corpo costituito che imputa un bisogno a intere categorie di persone e che rivendicano quindi il mandato di sottoporre a esami tutta quanta la popolazione per individuare tutti coloro che appartengono al gruppo dei suoi potenziali pazienti. è ciò che accade nel campo della salute corrisponde esattamente a quanto avviene in altri settori.[...] Con la scusa di soddisfare i bisogni in maniera migliore e più equa, il professionista dei servizi si è trasformato in un filantropo militante.



[...] I professionisti rivendicano il monopolio della definizione della devianza e dei rimedi necessari. Gli avvocati, per esempio (gli esempi che porto possono valere in misura diversa nei diversi paesi: ma la tendenza di fondo è dappertutto uguale), affermano di essere i soli ad avere la competenza e il diritto legale di assistere chi vuole divorziare. Se escogiti un sistema per divorziare senza assistenza, ti cacci in un guaio: se non sei un avvocato, puoi essere chiamato a rispondere di esercizio abusivo della professione; se lo sei, rischi la radiazione dall'ordine per comportamento antiprofessionale.



[...] I becchini ad esempio negli Stati Uniti... costituiscono una professione, dominante e menomante, dal momento in cui hanno acquistato il potere di far bloccare dalla polizia un funerale se il morto non è stato imbalsamato e chiuso nella bara da loro. In qualunque campo si possa immaginare un bisogno umano, le nuove professioni menomanti si erigono a tutori esclusivi del bene pubblico.

2/continua


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