Riflessione/3


continua l'esposizione sintetica del libro di Ivan Illich, Disoccupazione creativa...

(parte 3)

Ivan Illich

La trasformazione di una professione liberale in professione dominante equivale all'istituzione di una chiesa ufficiale di stato. I medici tramutati in biocrati, gli insegnanti divenuti gnoseocrati, gli impresari di pompe funebri assurti a tanatocrati sono assai più simili a ordini ecclesiastici mantenuti dallo stato che a corporazioni di mestiere.


Il professionista, in quanto maestro che insegna ciò che è conforme all'ortodossia scentifica del momento, rappresenta un teologo. In quanto imprenditore morale, fa la stessa parte del prete: crea il bisogno della propria mediazione. In quanto soccoritore militante, svolge il ruolo del missionario e bracca il diseredato. In quanto inquisitore, mette fuori legge l'eretico: impone la propria soluzione al recalcitrante che non vuole ammettere di essere un problema.


[...] Si badi però a non confondere l'utilizzazione pubblica di un concreto sapere specialistico con quello che è invece l'esercizio di un giudizio normativo da parte di un corpo costituito. Quando un artigiano, per esempio un armaiolo, veniva chiamato in tribunale come perito per mettere i giudici a parte dei segreti del suo mestiere, procedeva sotto i loro occhi a una dimostrazione pratica: faceva vedere loro quel che certo proiettile era stato sparato da quella determinata pistola.


Oggi la maggioranza degli esperti svolge un ruolo diverso. Il professionista dominante presenta ai giudici o ai parlamentari non una prova concreta o una dimostrazione specialistica, ma un'opinione iniziatica sua e dei suoi colleghi. Impone la sospensione della norma che vieta di basarsi sul sentito dire, e inevitabilmente scalza la sovranità del diritto.


[...] Qundo sono nato io, prima che Stalin, Hitler e Roosevelt salissero al potere, soltanto i ricchi, gli ipocondriaci e gli appartenenti ad alcune categorie d'èlite affermavano di aver bisogno di assistenza medica quando avevano qualche linea di febbre. I medici di allora, a questo riguardo, non disponevano di rimedi molto diversi da quelli delle nonne.


La prima mutazione dei bisogni, in medicina si ebbe con i sulfamidici e gli antibiotici. Mentre si potevano ormai stroncare le infezioni in modo semplice e de efficace, i farmaci idonei furono sempre più soggetti a prescrizione medica. I medici ebbero il monopolio dell'assegnazione del ruolo di malato. Chi non si sentiva bene doveva andare dal medico a farsi etichettare con il nome di una malattia, che legittimava a sua inclusione nella minoranza dei cosidetti malati: individui esentati dal lavoro, autorizzati a ricevere assistenza, sottoposti agli ordini del medico e tenuti a guarire per tornare a essere utili.


[...] La seconda mutazione dei bisogni avenne quando i malati cessarono di essere una minoranza. Oggi sono ben pochi coloro che riescono a scansare a lungo le prestazioni mediche. In Italia come negli Stati Uniti, in Francia o in Belgio, un cittadino su due è sorvegliato contemporaneamente da vari specialisti della salute che lo curano, lo consigliano o, come minimo, lo tengono sotto osservazione. [...] Sicchè oggi non sono più i pazienti a costituire una minoranza, ma quei devianti che in qualche modo restano fuori da tutte le classi dei pazienti.


[...] Viviamo in una società organizzata in funzione delle maggioranze devianti e dei loro custodi. Essere attivo cliente di parecchi professionisti ti dà un posto ben definito in quel regno dei consumatori intorno al quale ruota la nostra società.[...]


A questo punto critico, i bisogni attribuiti subiscono una terza mutazione. Si saldano in quello che gli esperti chiamano un problema multidisciplinare, il quale perciò richiede una soluzione multiprofessionale[...] Infine il cliente viene educato ad aver bisogno delle prestazioni di un intera èquipe per poter ricevere “un'assistenza soddisfacente”, come dicono i suoi tutori.[...] Sono tanti ormai coloro che passano l'intera esistenza in un dedalo di terapie che secondo i servizi assistenziali dovrebbero servire a migliorare la loro vita.


[...] Già nella scuola materna il bambino viene preso in carico da tutto un gruppo di specialisti: l'allergologo, il foniatra, il pediatra, lo psicologo dell'infanzia, l'assistente sociale, l'esperto di educazione psicomotoria, la maestra. Costituendo questa èquipe pedocratica, i numerosi e vari professionisti tentano di divedersi quel tempo che è diventato il principale limite all'attribuzione di ulteriori bisogni.


[...] La menomazione che, con l'egemonia delle professioni, colpisce il cittadino è consolidata dalla potenza dell'illusione. Le speranze di salvezza un tempo riposte nelle credenze religiose cedono il posto a una fiduciosa attesa nei confronti dello stato, supremo dispensatore di servizi professionali.



3/continua...

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