
[...] La menomazione che, con l'egemonia delle professioni, colpisce il cittadino è consolidata dalla potenza dell'illusione. Le speranze di salvezza un tempo riposte nelle credenze religiose cedono il posto a una fiduciosa attesa nei confronti dello stato, supremo dispensatore di servizi professionali.
Basta osservare il profilo delle nostre città per vedervi riflesso questo dominio dei bisogni fabbricati e amministrati: giganteschi edifici adibiti a servizi professionali incombono su masse di persone che fanno la spola tra l'uno e l'altro in un interrotto pellegrinaggio alle nuove cattedrali della salute, dell'istruzione e dell'assistenza.
[...] Spariscono i luoghi di lavoro propizi all'apprendistato, sostituiti da opachi dedali di corridoi dove l'accesso è consentito solo ai dipendenti che portino appuntato al bavero della giacca il proprio “documento d'identità aziendale” in plastica. La città di questa popolazione tramutata in soggetto di assistenza è un mondo dove tutto è organizzato in funzione dell'erogazione di servizi.
[...] In tutti i paesi, contrariamente alle illusioni diffuse dalle ideologie ortodosse, vuoi d'occidente vuoi d'oriente, tale controproduttività specifica non ha nulla a che fare con il tipo di scuola, di veicolo o di organizzazione sanitaria attualmente in uso: si sviluppa infatti ogni volta che, nel processo di produzione, l'intensità di capitale supera una certa soglia critica.[...]
Oltre a compiere atti concreti sui corpi e sulle menti, le istituzioni professionalizzate funzionano anche come potenti rituali, generatori di fede nelle cose che i loro gestori promettono.[...] Una parte sempre crescente svolte dalle nostre maggiori istituzioni consiste nel coltivare e rafforzare tre specie di illusioni, per effetto delle quali il cittadino si tramuta in un cliente che attende la propria salvezza unicamente dall'opera degli esperti.
La prima illusione asservitrice è l'idea che l'uomo nasca per consumare e che possa raggiungere qualunque scopo acquistando beni e servizi. Questa illusione deriva da una coltivata cecità riguardo all'importanza che hanno i valori d'uso nel quadro di un'economia. In nessuno dei modelli economici oggi seguiti è prevista la variabile che tenga conto dei valori d'uso non negoziabili[...]
L'illusione che i modelli economici possano ignorare i valori d'uso nasce dalla convinzione che quelle attività che noi designamo con verbi intransitivi si possono sostituire indefinitamente con dei prodotti prediposti da istituzioni e che si indicano con un sostantivo: “l'istruzione” al posto di “io apprendo”, “assistenza sanitaria” al posto di “io guarisco”, “i trasporti” per “io mi muovo”, “la televisione” per “io mi diverto”.
[...]Se la gente diventa prigioniera di un'accelerazione che consuma tempo, di un'istruzione che inebetisce e di una medicina che rovina la salute è perchè, oltre una certa soglia d'intensità, la dipendenza da una lista di beni industriali e di servizi professionali distrugge le potenzialità umane, in una maniera tutta specifica.
[...] L'opposizioen alle centrali nucleari, per esempio, è stata generalmente motivata con il pericolo delle radiazioni o con il rischio di un'eccesiva concentrazione di potere nelle mani dei tecnocrati: ma ben di rado, finora, si è osato criticarle per il loro apporto alla già eccesiva quantità di energia disponibile. Misconoscendo il fatto che tale sovrabbondanza di energia è socialmente distruttiva in quanto paralizza l'azione dell'uomo, si continua a reclamare una produzione energetica semplicemente diversa anzichè, come si dovrebbe, minore.
In qualunque campo, a un certo punto l'abbondanza dei beni dei beni offerti al consumo rende l'ambiente così inadatto all'azione personale che l'eventuale sinergia tra i valori d'uso e le merci diventa negativa.[...] L'uomo cessa di essere riconoscibile come tale quando non è più in grado di dar forma ai propri bisogni mediante l'uso più o meno abile degli strumenti che gli sono forniti dalla sua cultura.
[...] La terza illusione menomante consiste nell'affidare agli esperti l'incarico di fissare un limite alla crescita. Si suppone che intere popolazioni, socialmente condizionate a provare bisogni a comando, non attendano altro che di sentirsi dire di che cosa non hanno bisogno. Gli stessi agenti multinazionali che per una generazione hanno imposto ai ricchi come ai poveri un modello internazionale di contabilità, di deodorante, di consumo d'energia, patrociniano ora il Club di Roma.
Docilmente l'Unesco si accoda e addestra specialisti all'imputazione di bisogni su scala regionale. Così, in nome del loro presunto bene, i ricchi vengono programmati a sobbarcarsi nei propri paesi un dominio professionale più costoso, e a riconoscere ai poveri bisogni di tipo più economico e frugale.[...]
Il fatto di cui ancora non ci si rende conto è che attendersi la salvezza da una limitazione decretata dai professionisti significa fare confusione tra libertà e diritti.
In ognuna delle 7 regioni in cui l'Onu ha diviso il mondo si sta addestrando un nuovo clero destinato a predicare il particolare stile d'austerità disegnato dai nuovi progettisti di bisogni. Specialisti in “presa di coscienza” battono le comunità locali incitando la gente araggiungere gli obbiettivi di produzione decentrata che gli sono stati assegnati.
Mungere la capretta di famiglia era una libertà fino a quando una pianificazione più spietata non ne ha fatto un dovere, per contribuire al PNL.........
La fatica della tostoino è terminata. Ovviamente il libro di Illich è molto più articolato ed esaustivo, quindi la tortuga consiglia a chi fosse interessato una lettura integrale del libro. Pure io.
Dall'artico New World Order Timeline:
1946 -- The Teacher and World Government dell'ex redattore del NEA Journal (National Education Association), Joy Elmer Morgan, è pubblicato. Dice:
"Nella lotta per stabilire un'adeguato governo mondiale, l'insegnante.. può fare molto per preparare i cuori e le menti dei bambini per comprensione e la cooperazione globali.. Il nocciolo vero di tutte le agenzie che assicureranno la venuta del governo mondiale deve essere la scuola, l'insegnante, e la professione organizzata."
4 commenti:
collegamenti molto molto interessanti.
La terza illusione menomante consiste nell'affidare agli esperti l'incarico di fissare un limite alla crescita. Si suppone che intere popolazioni, socialmente condizionate a provare bisogni a comando, non attendano altro che di sentirsi dire di che cosa non hanno bisogno. Gli stessi agenti multinazionali che per una generazione hanno imposto ai ricchi come ai poveri un modello internazionale di contabilità, di deodorante, di consumo d'energia, patrociniano ora il Club di Roma.
questa mi è piaciuta particolarmente :-)
Blessed be
Ciao Santaruina
Felice che "ti sia piaciuta" :-)
La prima volta che lessi il libro, qualche anno fa, non ci feci caso, quando all'incirca 10 giorni addietro l'ho ripreso in mano, è stata proprio quella frase a farmi venire "strani pensieri"..
Il pensiero di Illich è di difficile digestione anche senza "azzardare" nessun collegamento, figurarsi a farlo....
Dopo aver "affrontato" o letto di certi argomenti è poi difficile credere che si tratti di semplice casualità...
A presto.
in fondo quello che è davvero interessante in un "pensiero" è la sua capacità di farci riflettere a nostra volta, magari mettendo in evidenza un collegamento a cui non avevamo mai pensato.
E non è facile trovare pensieri simili.
A presto :-)
p.s.: Ho aggiunto il Taccuino tra i miei link.
Non posso che darti ragione...
PS. Troppo onore....
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